Terremoto, siamo fuori dal cratere ma ci prendiamo le macerie

 

Appalti macerie: è fissato per lunedì 28 dicembre l’incontro del tavolo
Ambiente istituito dalla Regione Abruzzo per risolvere il grave
problema dello smaltimento delle macerie del terremoto, e dai Comuni
candidati a riceverle giungono le prime perplessità.

Nell’incontro di
lunedì scorso sono state esaminate 22 richieste di accogliere inerti e
rifiuti, ma in attesa di prorogare la funzionalità della discarica ex
Teges di Paganica sono nove i siti dichiarati idonei dal tavolo
tecnico. 

I siti individuati sono:

  • cinque siti nel Comune di Pizzoli (uno per il
    deposito temporaneo, la selezione e lo stoccaggio; uno per realizzare
    una discarica di inerti e tre per il ripristino delle cave dismesse);
  • due nel Comune di Barisciano (uno messo a disposizione da un privato
    per il ripristino ambientale, uno per il deposito temporaneo e il
    trattamento delle macerie);
  • uno nella frazione di Roio (discarica
    dismessa);
  • uno a Isola del Gran Sasso (discarica e deposito
    temporaneo). 

Diverse le perplessità espresse da alcuni amministratori
comunali.

Una riguarda il cosiddetto «intombamento» delle macerie,
previsto in particolare nelle cave dismesse. «Sarà necessario uno
specifico controllo per verificare il tipo di rifiuti che verrà
sotterrato», dice un amministratore comunale dell’Aquila. E infatti
particolare rilevanza viene data ai centri di lavorazione delle
macerie, cui tocca il compito di smistare i rifiuti.

Solo gli inerti
finiranno nelle ex cave. 

Altri amministratori comunali di Barisciano
si chiedono invece fino a che punto un ente potrà intervenire e dire la
sua se è un privato ad accogliere i rifiuti.

Altre perplessità
riguardano i quantitativi: la previsione è che si dovrà fare fronte
allo smaltimento di 3 milioni di metri cubi di macerie, ma saranno
sufficienti i cinque piccoli siti individuati dal tavolo Ambiente della
Regione?  Per l’assessore regionale all’Ambiente e alla Protezione
civile Daniela Stati è necessario partire, e già da lunedì prossimo
potrebbero essere indetti i primi appalti cui potranno partecipare
anche i privati. Il problema, però, sono i fondi. Senza i soldi della
Protezione civile, infatti, difficilmente la Regione potrà attivare i
nove siti dedicati al trattamento e allo smaltimento delle macerie. Non
solo.

Come ha dimostrato l’esperienza dell’ex Teges, il trattamento e
la separazione delle macerie ha bisogno di personale e di mezzi, come
ad esempio i nastri trasportatori. L’ente o il privato che parteciperà
all’appalto dovrà quindi provvedere all’assunzione del personale e ad
attrezzare adeguatamente il sito.

Un’occasione di lavoro per tante
persone, visto che toccherà ai Comuni gestire le discariche. Un
esempio: solo l’ex Teges attualmente occupa una trentina di addetti, e
si tratta di un lavoro che andrà avanti per almeno 2-3 anni. 

Alle
perplessità di alcuni amministratori comunali si sommano quelle degli
ingegneri, che chiedono alla Regione di portare le macerie fuori
regione se si vuole veramente «una svolta» sulla ricostruzione.