[do action=”floating” allineamento=”fr”][mapsmarker marker=”18″][/do]Tra i paesi più antichi della Valle Siciliana è importante ricordare l’antica CRISCARIA, cioè l’odierna CERCHIARA.

Nei tempi passati essa aveva il privilegio di essere sede di un centurione romano, in quanto vi passava la celebre e storica via Ceciliana, posto nel luogo dove sorgeva la chiesa di San Valentino (anticamente un tempio pagano). Intorno all’anno 300 d.c., sotto l’imperatore Diocleziano, questa contrada fu devastata da un movimento franoso rimasto conosciuto con il nome di “Frana di Varano”. Molti abitanti di Criscaria rimasero uccisi sotto le macerie e quelle poche persone che riuscirono a salvarsi si trasferirono in parte in luoghi lontani e in parte in una cittadina vicina, fra Criscaria e Varano, ricordata con il nome di “La Lungarie” ( di questa cittadina oggi non si hanno tracce, forse, scavando, se ne potrebbero ritrovare i resti).

Durante il periodo delle invasioni barbariche, grazie alla sua posizione geografica così appartata e visto che la Via Ceciliana (la principale strada che portava a Roma) era ormai sempre più impraticabile, potè sfuggire alle devastazioni.

Proprio in questo momento San Pier Damiani si recò a prendere possesso del monastero di “Fanum ad Cornu” e varie famiglie milanesi lo seguirono e per questo nucleo di persone il Santo fece costruire una chiesa che venne chiamata “S. Maria in Catarolo (da “catari = poveri”). Queste famiglie milanesi si stanziarono presso il fiume Mavone, nella località  che prese il nome di “Caldarolo” “Catarolo” (corruzione di Catalogo).

Verso il 1163, quando il Barbarossa distrusse la città  di Milano, molte famiglie milanesi immigrarono nella nostra regione e molti di essi si stabilirono nei vari punti della nostra montagna; ed è proprio ad opera dei milanesi che risorse l’antico nucleo di Criscaria che forse proprio in questo momento cambiò il suo nome in Cerchiara.

Sotto il controllo dei Mendoza, l’Università  di Cerchiara ebbe delle controversie con le Università  circostanti ma più precisamente con il monastero di Fano a Corno; questi contrasti riguardavano per lo più l’interesse e il controllo della montagna dove le sue foreste costituivano un guadagno illimitato.

Nel 1703 un brutale terremoto, (dove le scosse si fecero sentire per ben 2 mesi) seminò panico, paura, fame e morte in tutti i paesini e per Cerchiara rappresentò la sua seconda distruzione. I sopravvissuti emigrarono nei grandi centri urbani, basti pensare che nella provincia di Roma vi sono molti cerchiaresi e proprio li, essi, hanno costituito un altro importante centro in cui essi vivono, nel ricordo del paesello nativo; a causa di questa sciagura agli inizi del secolo XIX in paese vivevano soltanto tredici famiglie. La vita era dura e ciò influiva sulla salute di tutti, specialmente dei bambini: basta pensare che in questo periodo la mortalità  infantile raggiunse a Cerchiara l’incredibile percentuale del 98%!

Il “Fosso Grande” divide Cerchiara da Varano, mentre il fiume Mavone divide il territorio di Cerchiara da quello di Fano a Corno.