Fino al Cinquecento, il comprensorio del Gran Sasso era caratterizzato dalla presenza di enormi boschi. A partire dal XVI e XVII secolo ebbero inizio operazioni di disboscamento intensivo, soprattutto allo scopo di fornire nuovi pascoli alla pastorizia, che sconvolsero pesantemente il paesaggio. Tanto è vero, che più volte si dovette vietare alle popolazioni del luogo di insistere nel taglio degli alberi. Ad esempio, un documento del 1664, in riferimento ai territori del Marchese della Valle Siciliana (corrispondente, quest’ultima, ai moderni territori di Isola del Gran Sasso e di Tossicia) proclamava: «che non sia persona alcuna che ardisca a tagliare abbeti nella selva dell’Eccellentissimo Signor Marchese». Nel 1848 furono redatti verbali di denuncia in cui veniva indicato che la repressione dei disboscamenti aveva prodotto resistenza ai pubblici ufficiali incaricati delle operazioni di salvaguardia dei boschi.

[do action=”riga-contenuto” titlerow=”Abete bianco”]E’ un albero molto diffuso nelle valli fresche e ombrose dell’Appennino tra i 1500-2000 metri. Si presenta con un fusto diritto e alto e con una corteccia bianca-grigia piuttosto liscia, le sue foglie aghiformi sono disposte in due file come i denti di un pettine da cui prende il suo nome latino “Abies Pectinata”. Sono i giovani alberelli di Abete Biannco che vengono generalmente usati come alberi di natale, simbolo di letizia.[/do] [do action=”riga-contenuto” titlerow=”Betulla”]E’ un albero diffusi in climi temperati. La caratteristica che le rende più facilmente riconoscibili è la corteccia bianca, in alcune specie più scura alla base del tronco. Le foglie, di forma romboidale, in autunno diventano di colore giallo uniforme.[/do]

[do action=”riga-contenuto” titlerow=”Stella alpina”]Pianta conosciutissima che cresce ad alta quota, tra i 1500 metri fino a 3500 metri di altitudine, tanto e vero che è il simbolo dell’alta montagna. E’ una pianta caratteristica, facilmente riconoscibile per il rivestimento lanoso cher la ricopre interamente, e per le sue foglie di forma obligua-triangolare che assumono un aspetto a forma di stella, da cui deriva il suo nome. Poichè spessissimo fiorisce sulle rupi più inaccessibili, chi riesce a coglierla può vantarsi di possedere ottime qualità si scalatore. Nell’Appennino si trova la sottospecie nivale vicariante di quella alpina. La specie è divenuta localmente molto rara, per le indiscriminate raccolte, per questo è diventata specie protetta.[/do]

[do action=”riga-contenuto” titlerow=”Rosa canina”]E’ una specie di rosa selvatica appartenente alla famiglia delle Rosacee. Cresce soprattutto in terreni calcarei, profondi, ricchi di sostanze nutritive, in boschi di latifoglie, vicino a siepi e ai margini dei boschi. I suoi rami sono molto spinosi le foglie alterne, lisce o vellutate e i suoi fiori poco profumati, di colore rosa-bianco, che crescono, singolarmente o a tre. Dal pedicello a forma di calice si sviluppa una bacca liscia e carnosa, grande come una ciliegia, di forma ovoidale, di colore rosso-arancio e contenente notevoli quantità di vitamina C e zuccheri; per queste proprietà viene impiegata nella preparazione di marmellate e di un tipo particolare di vino.[/do]