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Pagliara è l’altura situata a Sud-Est di Isola del Gran Sasso, in cui è collocato il Castello omonimo, ora diruto.

La famiglia dei conti di Pagliara, che dette illustri personaggi all’antico Regno di Napoli, vi abitò per diversi secoli:

Dal Catalogus Baronum (1150 – 1168), risulta che Oderisio di Collepietro possiede Palearia.
Nel 1248 Innocenzo conferma a Gualtiero de Palearia, conte di Manoppello il possesso dei beni avuti dal re di Sicilia.

Dal principio del XVIII° secolo i pochi villaggi raccolti sotto il nome di Pagliara fanno parte del comune di Isola del Gran Sasso.
Della famiglia, veramente di origine pennese, esiste nell’archivio vescovile di Teramo, una nomina, del 1774, dell’ultima marchesa della Valle, che reca anche il titolo di “comitissa Paleareae”: eredi ne sono i Caracciolo, principi di Torella, nello scorcio del secolo XVIII°.

Oggi del Castello rimangono solo pochi resti delle strutture medievali, costituite da grossi blocchi calcarei irregolari connessi da malta. Vi sono tracce di bastioni circolari, frutto di rifacimenti forse cinqucenteschi. Dove le mura raggiungono un’altezza di circa due metri si vedono le imposte di crociere. Il castello possedeva uno schema allungato, a cannocchiale, condizionato dall’andamento dell’altura su cui era stato costruito.

Tra i ruderi è visibile la chiesetta di Santa Maria di Pagliara (XII° sec.) che presenta una muratura in pietra e malta coperta da un intonaco a superficie rustica, e una copertura a struttura lignea ad un solo spiovente. Nella prima domenica dopo Pasqua la chiesetta è meta di una festa religiosa molto sentita.

E’ una graziosa chiesetta a stanza rettangolare e tetto a spiovente unico. In facciata si alza un piccolo campanile a vela per una campana, attualmente custodita all’interno della chiesa. Su di essa si legge Fusa in Loreto Aprutino – 1874 – Marcello Della Noce. La costruzione del castello risalirebbe al IX secolo, mentre della chiesetta, seppure probabilmente coeva del castello, si hanno le prime notizie nel 1324, ed il suo nome originario era “Sante Marie de Paliaria”.

Ricostruita a partire dal 1825 da fra’ Nicola Torretta, l’ultimo eremita del Gran Sasso che dimorò a lungo nell’eremo di Frattagrande, è composta di due stanze, di cui una più grande propriamente destinata al culto, ed una decisamente più piccola, aggiunta da fra’ Nicola per poterci abitare. L’accesso è sul lato corto che guarda verso Nord ed è facilitato dalla presenza di alcuni rozzi gradini.